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Attualità: La morte come trasformazione

Ciò che tutti chiamano la fine del mondo, il bruco la chiama farfalla

Sito web de iNavigatori, ci piace l'Astrologia, il mondo e la vitaSi prova sempre un notevole imbarazzo a parlare della morte: da un lato se ne ha paura, dall'altro, forse, si teme di cadere nella superficialità o, peggio ancora, nella retorica, ma mai come in questo periodo siamo tutti stati costretti a vivere accanto a Lei anche se facciamo finta di nulla, anche se Lei è diventata solo un numero: 540..600..320….
Lei è stata come non mai presente, attraverso i giornali, i telegiornali, le nostre esperienze dirette.
Eppure, continuiamo a far finta di niente.
Non è che la morte deve farci paura anzi, dovrebbe farci pensare, come trasformazione.
Dovremmo cominciare a modificare il termine perché secondo me, e secondo moltissimi è questo: una trasformazione che è sotto i nostri occhi attraverso le migliaia di esempi che ci regala la natura.
" Ciò che tutti chiamano la fine del mondo, il bruco la chiama farfalla".
Non è questo forse un esempio? Un essere terreno, strisciante attaccato alla terra, si trasforma in una bella farfalla colorata che vola sempre quando c'è il Sole.
Diversa dalla falena che è scura, pesante, vola si ma sempre attorno ad una lampadina.
Questo quasi a dimostrare che l'anima può essere libera e leggera oppure schiava e pesante.
C'è molto da meditare in tutto questo.
Non è forse la morte una trasformazione continua della nostra evoluzione? Da quando nasciamo, a quando entriamo nella prima giovinezza, nella maturità, nella vecchiaia, nel momento in cui il corpo deve essere cambiato e l'anima dovrebbe essere costruita e quindi pronta per una nuova trasformazione? Giacomo Leopardi, rispettando la sua natura pessimista scrisse il cantico del Gallo Silvestre: Il carattere dell'operetta, infatti, ben s'addice a un'ideale conclusione delle prose leopardiane, grazie al senso di inesorabilità che trasmette nell'indicare il Nulla verso il quale si dirige l'esistenza umana.
L'idea di fondo è quella del "manoscritto ritrovato", ossia un testo perduto e di assai difficile comprensione che riporta il cantico del gallo silvestre.
Nella finzione dell'operetta, questo testo viene tradotto dalle antiche lingue orientali, ( forse la Caldea) ma – come spiegano le righe iniziali – la figura di questo gallo e le sue caratteristiche restano immancabilmente avvolte nel mistero.
Chiaro invece è il messaggio che comunica ai «mortali»: la vita è un progredire costante e implacabile verso la morte.
Solo che ha dimenticato di pensare al seguito: La morte è una trasformazione, anzi una catarsi.
Se noi fossimo stati costruiti come esseri materiali eterni, saremmo cresciuti? E l'Universo cosa ne farebbe di umani eterni? L'Universo stesso vive di continue trasformazioni.
Movimento, spazio e tempo sono forme universali della materia, indipendenti dalla coscienza che possiamo avere.
La coscienza ci è data in maniera indipendente dalla nostra volontà, non abbiamo bisogno di desiderarla, poiché l'abbiamo dalla nascita e l'unica cosa che possiamo fare è crescerla o ridurla, ma non annientarla e considerando che movimento, spazio e tempo sono eterni e infiniti, vien da pensare che neppure la morte porrà fine alla coscienza: siamo destinati ad averla.
Forse a questo non aveva pensato il grande Leopardi.
San Francesco è diverso, lui scrive : " Sorella morte", così la chiamava San Francesco .
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morte intercede per noi come una madre e intercede presso il Cristo che incontriamo.
E' un buon esercizio per sentire la morte come sorella e lodare Dio "per sora nostra morte corporale" che ci spalanca la porta alla vita eterna, .
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Questo è ciò che ci hanno lasciato due grandi, che hanno pensato secondo la loro natura ma io, senza tanta filosofia, osservo le leggi naturali e proseguo nella mia grande convinzione.
La morte è un passaggio necessario e utile per la nostra evoluzione interiore, per il nostro ritorno…un giorno e rivivere l'esperienza da un piano diverso.
Questo non vuol dire che noi non soffriamo quando qualcuno ci lascia oppure che non pensiamo con qualche tremore al momento del nostro passaggio ma questo fa parte della nostra natura.
Un giorno forse penseremo a Lei come quando alla sera andiamo a dormire.



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